Un interessante commento sulle tensioni che i movimenti dei rifugiati e dei migranti generano nei Balcani.
A settembre di quest’anno anche il governo macedone, travolto dall’incremento esponenziale del numero di rifugiati in transito verso i paesi dell’Europa ricca – Germania in testa – ha preso in considerazione l’idea di sigillare il confine con la Grecia, teatro durante l’estate 2015 di drammatici scontri tra migranti e forze di polizia locali.
E non solo in #Bulgaria: la Grecia aveva aperto le danze alcuni anni prima, issando una rete di dodici chilometri, sempre al confine con la Turchia. Nel pieno dell’emergenza rifugiati, che ha toccato il suo picco nel 2015, l’esempio è stato seguito dall’#Ungheria, che in tempi record ha srotolato 175 chilometri di filo spinato al suo confine meridionale con la Serbia.
Venticinque anni fa cadeva il muro di Berlino. Lo slogan che attraversava – travolgente – il Vecchio continente era: “mai più barriere”. Oggi però, anche quel sogno sembra malinconicamente arrugginito. Si moltiplicano i nuovi muri lungo la cosiddetta “rotta balcanica”, che partendo dalla Turchia porta all’Europa centrale attraverso la penisola.
Bulgaria sud-orientale, confine con la Turchia. Due lunghe linee di filo spinato si dipanano lungo le alture boscose, correndo parallele verso l’orizzonte. Una è arrugginita e dismessa: eco lontana della cortina di ferro, il suo scopo era impedire – anche a costo della vita – la fuga dal blocco sovietico. L’altra, appena innalzata e scintillante sotto il sole, blocca il passaggio in direzione opposta: è la “barriera anti-migranti”, inaugurata dal governo di Sofia per impedire l’arrivo di rifugiati e richiedenti asilo, soprattutto siriani, afgani e iracheni, arrivati a migliaia a partire dal 2013. Se c’è un’immagine, una metafora paradossale dei nuovi muri che crescono nei Balcani, è proprio qui che bisogna cercarla, in questo angolo periferico e silenzioso di Unione europea.
Insicurezza. Questo il sentimento profondo – fomentato da mancanza di solidarietà e visione globale a livello europeo – che spinge molti paesi balcanici a rispondere alla crisi dei rifugiati innalzando barriere e srotolando filo spinato. Un commento