Segnaliamo il workshop che si terrà dal 17 al 25 luglio all’Università di Camerino sulla malaria. Si discuterà di trattamenti tradizionali e di farmaci moderni, con esperti italiani e internazionali.
Di seguito la lettera di invito; qui il programma completo.
Dear colleagues and friends,
may be you are not aware of the fact that the majority of malaria cases in Sub-Saharan Africa are not treated with the WHO-recommended, effective artemisinin-based therapeutic combinations, but by traditional treatments, and sometimes with a mixture of medicinal plant preparations and conventional “old” drugs, such as chloroquine, to which malaria parasites have developed high levels of resistance.
Convinced as we are that malaria control, to be effective and efficient, needs to be tackled trough a multidisciplinary approach, we are organizing a training workshop on modern drugs and traditional treatments for the control of malaria. Among the invited lecturers there are scientists from malaria endemic countries, the WHO and the Italian Malaria Network. They bring together expertise in the field of drug discovery&development, standardization and safety issues of antimalarial remedies, treatment delivery to whom it needs, public health financing through bilateral and international agencies…
The workshop, organized by the School of Advanced Studies and the PhD Programme on Malaria and Human Development, takes place in
Polo di Alta Formazione, Camerino, Via Lili n.55 from 17th to 25th July.
The detailed programme is available at
http://www.unicam.it/laureati/dottorato/documenti/malaria.doc
or from the Unicam homepage (eventi).
Plenary lectures (17-18-19 July) are open.
All those among you who are interested in drugs, malaria, traditional medicine, public health, cooperation for development, are warmly invited to participate
With best regards
Annette Habluetzel
Department of Experimental Medicine and Public Health
Via Madonna delle Carceri
University of Camerino
62032 Camerino (MC) Italy
Tel: 0039 0737 403277
0039 3204381264
e-mail: annette.habluetzel@unicam.it
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Un Libro verde adottato oggi dalla Commissione apre il dibattito sul modo in cui le politiche dell’istruzione possono affrontare al meglio le sfide poste dall’immigrazione e dai flussi di mobilità all’interno dell’UE. La presenza di un gran numero di bambini migranti ha implicazioni rilevanti per i sistemi d’istruzione europei. Tra i quesiti chiave vi sono i seguenti: come si può evitare la creazione di contesti scolastici segregati e migliorare quindi l’equità nell’istruzione; come far fronte alla crescente diversità di lingue materne e di prospettive culturali e costruire abilità interculturali; come adattare la didattica e costruire passerelle con le famiglie e le comunità di immigranti.
continua la lettura sul sito Rapid della Commissione
se vuoi leggere il libro verde (in inglese e in pdf) clicca qui
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Kohei Yamada viene dal Giappone. Per tre anni ha lavorato come cooperante in Malawi, una delle nazioni più povere dell’Africa. Viveva in un villaggio senza acqua corrente ed elettricità. In Malawi oltre il 14% degli adulti è sieropositivo, e in molti hanno paura di fare un test per l’HIV: la paura di essere abbandonati da parenti e amici è troppo forte.
Così Kohei ha deciso di scrivere una canzone per ridurre lo stigma verso i malati di HIV.
La canzone parla di un ragazzo, positivo al test, che dice alla sua ragazza di lasciarlo per trovare un uomo migliore. Ma lei risponde “non dire così, staremo insieme per sempre”.
La canzone è stata scritta per la prima volta in Chichewa, la lingua del Malawi. Kohei non parla chichewa, non è un musicista nè un cantante, ma con l’aiuto di un musicista del Malawi, convinto che uno straniero che canta in lingua locale avrebbe attirato l’attenzione, ha composto questa canzone dal titolo “Ndimakukonda”, ovvero Ti amo.
Il video della canzone passa continuamente sulla televisione locale. Mostra la coppia che si incontra, si innamora e tutti i passi del test per l’HIV. Durante il video appare Kohei in kimono. In teoria doveva rappresentare un samurai che combatte l’AIDS. Molti malawiani non l’hanno capito: “Mi chiedono sempre se sono un maestro di Kung fu o di Karate, cintura nera o cose del genere. E dico sempre si, sono cintura nera. E mi rispettano sul serio, sapete (ride).”
In Malawi ha ottenuto la nomination per il Grammy locale.
Kohei Yamada ha poi pubblicato la canzone in Giappone, e ha dato vita ad un’associazione per raccogliere fondi da destinare alla lotta all’AIDS.
L’anno scorso ha pubblicato la canzone in swahili e quest’anno in tigrino, con la presentazione in Eritrea. Il suo obiettivo è di replicare il successo del Malawi, diffondendo la cultura della prevenzione con la musica.