«Sa qual è stata la prima parola di mio figlio? “Babi”, vuol dire papà in albanese. Forse è un segno, ma come faccio a tornare in Italia se il bimbo è nato e cresciuto qui?». Luca Falanga è seduto in un bar di Rruga e Durresit, un vialone che parte dal cuore di Tirana, mentre tutt’intorno è un fiorire di cliniche dentarie italiane, agenzie turistiche che sponsorizzano una settimana di vacanza a Roma, Firenze e Venezia. Ha trentadue anni, è un perito informatico e commerciale di Galbiate, in provincia di Lecco, e nella capitale albanese lavora in un call center gestito da albanesi ma al servizio di aziende italiane.
Inizia così un interessante dossier pubblicato dal corriere.it.
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Noi, gli italiani d’Albania | Corriere.it.