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  • Mar 11, 2024
  • 3 minutes

(Radiovativana.va)
La vita umana di chi è povero e perseguitato non vale nulla. E’ su questo assurdo criterio che si basa il traffico di schiavi e organi umani che si svolge nel Sinai, con radici in Eritrea e importanti riferimenti in Sudan. Da ieri, un nuovo importante tassello si aggiunge nella lotta che diverse Ong conducono da anni a sostegno di migliaia di giovani rapiti e uccisi sotto gli occhi indifferenti del mondo. Ne parla Roberto Malini, presidente del “Gruppo EveryOne”, al microfono di Gabriella Ceraso:
R. – Noi abbiamo avuto, grazie a dei difensori dei diritti umani locali, una serie di nomi – undici nomi – di basisti, molti dei quali purtroppo di nazionalità eritrea, che sono nel campo profughi di Shegherab in Sudan, dove si ritrovano migliaia di eritrei. Questi basisti conoscono bene le tradizioni e le abitudini degli eritrei e lavorano proprio all’interno di locali nel campo: partecipano alle operazioni di convincimento, rivolte ai ragazzi eritrei e di altre nazionalità, che desiderano spostarsi con il sogno di raggiungere Israele. Oppure, addirittura, partecipano ad azioni di rapimento. Abbiamo fatto i loro nomi, li abbiamo trasmessi al governo del Sudan, alle Nazioni Unite, al Consiglio d’Europa, alle grandi organizzazioni che hanno la possibilità di intervenire. Quanto meno speriamo che la popolazione del campo venga a conoscenza dei nomi di queste persone e che queste possano così sentire una certa pressione esercitata sul loro lavoro criminale.
D. – Non è la prima volta che avete o che fornite liste, eppure nessuno si muove. L’immobilismo politico è ancora il problema fondamentale?
R. – Sicuramente. Abbiamo ormai i nomi sostanzialmente di tutti i trafficanti del Sinai e abbiamo avuto qualche intervento, ma assolutamente insoddisfacente rispetto alle aspettative. Però, la grossa responsabilità di quello che accade è in Eritrea. Abbiamo sentito testimonianze di figure legate al traffico che sono poi nomi grossissimi delle forze armate eritree. Questo traffico, che parte dagli “intoccabili” eritrei, si muove poi con gli “intoccabili” del Sudan, dove c’è corruzione ovunque, e prosegue in Egitto. Ecco, il vero problema è la corruzione a tutti i livelli: è questo che ci spaventa molto. Ed è questa, poi, la grande battaglia umanitaria da combattere. Il miglioramento è che ora il mondo lo sa e che esiste una rete reale, che ha attivisti anche sul posto, e che è in grado veramente di risolvere alcuni casi e di fornire le nuove dinamiche di questo traffico. E questo è molto importante. Nonostante tutto ciò, i numeri sono ancora altissimi: i milioni di dollari che girano in questo enorme traffico sono veramente tanti, e quindi c’è tantissimo da fare e a livello numerico i risultati non sono assolutamente soddisfacenti. Diciamo che forse il traffico di esseri umani si è ridotto di un 10 per cento, e quindi la speranza è questa: che da questi primi risultati virtuosi si possa arrivare ad una presa di posizione più coraggiosa da parte delle istituzioni e quindi ad una vera azione globale contro il traffico. In quel caso, pensiamo che in questo momento – poiché sappiamo tutti come sono i trafficanti, come si svolge il traffico – perché non ci sono più misteri, sarebbe abbastanza fattibile l’idea di smantellarlo.

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Abu Dhabi — HM King Mohammed VI, accompanied by HRH Prince Moulay Rachid, left on Tuesday Abu Dhabi, heading for Kuwait at the end of an official working visit in the United Arab Emirates (UAE). Kuwait is the last leg of the royal tour which took the sovereign to Saudi Arabia, Jordan, Qatar and the UAE. At the Abu Dhabi international airport, HM the King, accompanied by HRH Prince Moulay Rachid, reviewed a detachment of the guard of honor and was greeted by vice-president, Prime minister and Emir of Dubai, HH Sheikh Mohammed Bin Rashid Al-Maktoum, and Crown of prince of Abu Dhabi and Deputy Supreme Commander of armed forces, HH Sheikh Mohammed Bin Zayed Al Nahyan. The Sovereign was also greeted by their highnesses the Sheikhs, several members of the Emirati government and other high-ranking figures. HM the King was also greeted by Morocco’s ambassador in Abu Dhabi Mohamed Ait Ouali, and members of the Moroccan diplomatic mission. During this visit, HM the King met with HH Sheikh Mohammed Bin Rashid Al-Maktoum, in the presence of HH Sheikh Mohammed Bin Zayed Al Nahyan and HRH Prince Moulay Rachid. Emirates’ vice-president offered, on the same occasion, in the name of the Emirati head of State HH Sheikh Khalifa bin Zayed al Nahyane, an official dinner in honor of His Majesty the King. (Allafrika.com) On Monday evening, the two countries’ delegations held a large meeting at the levels of advisors and ministers to examine prospects of bilateral cooperation in the light of the partnership concluded between the GCC and Morocco. HM the King is accompanied, during this visit, by the sovereign’s advisors Omar Azzimane, Zoulikha Nasri, Fouad Ali Al Himma and Yasser Znagui, as well as Foreign Minister Saad El Dine Otmani, Minister of Economy and Finance Nizar Baraka, Minister of Agriculture and Fisheries Aziz Akhannouch, Minister of Equipment and Transport Aziz Rebbah, Minister of Health Houcine El Ouardi, Minister of Energy Fouad Douiri.

  • 11 Marzo 2024
  • 3 minutes
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Autore Guardi Jolanda; Vanzan Anna Prezzo Sconto 15% € 10,20 (Prezzo di copertina € 12,00 Risparmio € 1,80) Dati 2012, 206 p., ill., brossura Editore Ediesse (collana Sessismoerazzismo) L’immagine che l’Occidente ha della cultura musulmana è quella, tra l’altro, di una cultura omofobica e avversa alle sfumature di genere. C’è chi ritiene che l’omosessualità, intesa come rapporto paritario, non sarebbe esistita nel mondo musulmano fino all’incontro con la modernità occidentale; chi predica invece che l’omosessualità sia sempre stata diffusa nelle società musulmane a causa della segregazione tra i sessi, rivelando il proprio insito razzismo perché la riduce al mero atto sessuale e a una forzata necessità. C’è chi considera “tutto ciò che altera l’ordine del mondo” un grave “disordine, fonte di male e, fondamentalmente, anarchia”. Meglio allora la transessualità intesa come cambiamento di sesso che il travestitismo; meglio maschie barbe che il volto sbarbato; meglio imputare l’omosessualità alla “decadente” cultura occidentale, e rinnegare in tal modo la sua matrice autoctona. In realtà, la storia dell’omosessualità nelle società musulmane è complessa e articolata, e presenta sostanziali variazioni nel tempo e nelle realtà socio-geografiche e una vasta gamma di atteggiamenti tra i musulmani stessi. Il presente libro offre una panoramica ampia ed esaustiva, spesso dissacrante e provocatoria, del rapporto omosessualità-islam. Partendo dall’analisi dei testi sacri musulmani (Corano e hadith), il volume affronta l’argomento con un’analisi condotta in prospettiva teorica, storico-sociale e letterario-artistica, con rigore linguistico nell’uso o nella traduzione di termini arabi e persiani. Acquista il libro su IBS

  • 11 Marzo 2024
  • 3 minutes

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