Ogni volta che pronuncia la parola Africa, il regista Jarreth Merz sembra illuminarsi e tornare indietro con gli anni quando da bambino correva nelle polverose strada di Accra.
«Per me “A Political Safari” sarà una scommessa che si può vincere. Andremo prima in tutte le regioni del Ghana e mostreremo le immagini delle elezioni del 2008»
“La democrazia nei paesi in via di sviluppo si può diffondere non solo aiutando economicamente le popolazioni locali, ma anche raccontando i loro esempi di successo”. Ogni volta che pronuncia la parola Africa, il regista Jarreth Merz sembra illuminarsi e tornare indietro con gli anni quando da bambino correva nelle polverose strada di Accra.
Nato in Svizzera, ha trascorso gran parte della sua infanzia in Ghana e poi con la sua famiglia è tornato in Europa: “Trasferirsi in Germania e poi in Svizzera fu un autentico choc” racconta ridendo da una soleggiata terrazza di Trastevere. Il regista è in Italia per promuovere il suo “An African Election”, documentario girato nel 2008 durante le combattute elezioni politiche in Ghana.
Il film sarà proiettato il prossimo 28 marzo all’American University di Roma.
Come è nata l’idea di “An African Election”?
«Al tempo per me l’Africa era solo un luogo pieno di bei ricordi. Avevo una prospettiva limitata e sentimentale del luogo. Ero alla ricerca di un orizzonte più ampio e oggettivo e quindi ho deciso di seguire e raccontare le elezioni di quella che è una delle poche democrazie africane. Lei ha passato tre mesi in Ghana durante le elezioni. Durante i giorni più caldi ci sono stati scontri e agitazioni».