L’articolo di Limes sui nuovi vertici dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Roberto Carvalho de Azevêdo, brasiliano, 55 anni, è il nuovo direttore generale dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) per i prossimi 4 anni. Succederà al francese Pascal Lamy, il cui mandato finisce il primo settembre. Al termine di una corsa elettorale durata alcuni mesi, Azevêdo ha conquistato il consenso della maggioranza dei 157 membri dell’organizzazione, superando nell’ultima consultazione il candidato messicano Herminio Blanco Mendoza [il meccanismo di scelta è descritto qui].
Anche se non è stata particolarmente aspra e se il suo esito non cambierà i destini dell’umanità (leggi sotto), l’elezione del nuovo direttore generale del Wto è stata una battaglia diplomatica. Come ogni battaglia, lascia sul campo vincitori e vinti.
Tra i vincitori spicca naturalmente il Brasile: dopo José Graziano da Silva (statunitense di nascita ma brasiliano di nazionalità) a capo della Fao, il gigante latinoamericano piazza un altro dei suoi uomini al vertice di una delle principali organizzazioni internazionali. La vittoria di Azevêdo è in parte frutto della politica estera portata avanti da Dilma Rousseff e dal suo predecessore alla presidenza del Brasile: nei suoi due mandati, Lula ha rilanciato il suo paese sullo scenario internazionale, andando oltre l’America Latina per rinsaldare (o forgiare ex novo) legami con Stati dell’Asia e dell’Africa. Dilma, pur essendo meno interessata a fare politica estera, ha proseguito su questa strada, assicurando ad Azevêdo il sostegno dei paesi africani nel corso di un recente summit intercontinentale.
La vittoria del candidato brasiliano è la vittoria dei paesi in via di sviluppo, Brics compresi – per quanto sia bizzarro includere la Cina, seconda economia mondiale in questa categoria; ma insomma, Pechino ci tiene. Azevêdo è stato rappresentante permanente del Brasile al Wto dal 2008 e in questi anni ha attaccato il protezionismo agricolo di Stati Uniti ed Europa, ha appoggiato quello industriale adottato da Dilma a favore del settore secondario brasiliano e ha vagamente condannato la guerra delle monete. In questi anni il Brasile ha vinto due importanti dispute contro gli Usa – sui sussidi eccessivi di Washington al cotone e sulle tasse anti-dumping applicate dagli Stati Uniti sui succhi d’arancia brasiliani – e una contro l’Ue, responsabile di sussidiare eccessivamente il suo zucchero.
viaVincitori e vinti della battaglia del Wto – rivista italiana di geopolitica – Limes.