• Mar 11, 2024
  • 2 minutes

La povertà e la vulnerabilità abitativa sono cresciute negli ultimi anni nelle diverse forme possibili, dalla mancanza di riparo dei senzatetto al rischio di perdere la casa che ha colpito anche molte famiglie a reddito medio-basso.
Nello stesso tempo le politiche abitative tradizionali, universalizzanti e lineari, non appaiono più in grado di affrontare questi fenomeni.
Questo volume contiene i materiali di una ricerca affidata dalla Regione Toscana a un gruppo di lavoro dell’Università di Firenze e della Fondazione Giovanni Michelucci.
La ricerca esplora il campo delle pratiche di auto-produzione dell’abitazione in Italia e nel mondo, attraverso una selezione critica di esperienze significative, rivelando la creatività architettonica e sociale dispiegata in una grande varietà di azioni collettive. Il libro contiene inoltre la ricostruzione del disagio abitativo in Toscana e l’indicazione di linee alternative di politiche abitative. La parte finale è dedicata alla ricerca-azione sull’occupazione del Luzzi, il sanatorio dismesso collocato sul confine tra Firenze e Sesto Fiorentino, un caso nel quale si incrociano le contraddizioni e i dilemmi più significativi che ruotano intorno al tema della casa per i nuovi poveri: il problema degli immigrati senza tetto; la difficoltà delle amministrazioni nel gestire problemi di povertà abitativa estrema; il ruolo delle associazioni e delle organizzazioni di mediazione sociale; le difficoltà di una ricerca sociale e urbanistica partecipata.
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Housing frontline. Inclusione sociale e processi di autocostruzione e autorecupero
Prezzo
Sconto 15%
€ 25,42 Spedizioni gratuite in Italia
(Prezzo di copertina € 29,90 Risparmio € 4,48)
Prezzi in altre valute
Dati 2012, 220 p.
Editore Firenze University Press (collana Territori)
Normalmente disponibile per la spedizione entro 3 settimane

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Descrizione

La povertà e la vulnerabilità abitativa sono cresciute negli ultimi anni nelle diverse forme possibili, dalla mancanza di riparo dei senzatetto al rischio di perdere la casa che ha colpito anche molte famiglie a reddito medio-basso. Nello stesso tempo le politiche abitative tradizionali, universalizzanti e lineari, non appaiono più in grado di affrontare questi fenomeni. Questo volume contiene i materiali di una ricerca affidata dalla Regione Toscana a un gruppo di lavoro dell’Università di Firenze e della Fondazione Giovanni Michelucci. La ricerca esplora il campo delle pratiche di auto-produzione dell’abitazione in Italia e nel mondo, attraverso una selezione critica di esperienze significative, rivelando la creatività architettonica e sociale dispiegata in una grande varietà di azioni collettive. Il libro contiene inoltre la ricostruzione del disagio abitativo in Toscana e l’indicazione di linee alternative di politiche abitative. La parte finale è dedicata alla ricerca-azione sull’occupazione del Luzzi, il sanatorio dismesso collocato sul confine tra Firenze e Sesto Fiorentino, un caso nel quale si incrociano le contraddizioni e i dilemmi più significativi che ruotano intorno al tema della casa per i nuovi poveri: il problema degli immigrati senza tetto; la difficoltà delle amministrazioni nel gestire problemi di povertà abitativa estrema; il ruolo delle associazioni e delle organizzazioni di mediazione sociale; le difficoltà di una ricerca sociale e urbanistica partecipata.

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“Come è bello il sole quando il morente suo chiaror discende
sovra una terra qual lo sei tu Italia paradiso degli esuli “
(P. B. Shelley)

Quante madri tunisine guardano oggi l’orizzonte del mar mediterraneo e si chiedono dove siano finiti i loro figli? Tra la speranza del cuore e il silenzio assordante delle autorità tunisine e italiane non possiamo essere solo spettatori di una vera tragedia umana. Le difficoltà amministrative che riguardano la raccolta di informazioni su chi è arrivato in Italia e ora si trova sul suo territorio, oppure in un’altro paese dell’Unione Europea, sono immense. Se alcuni giovani tunisini arrivati nel mese di gennaio hanno ottenuto un permesso di soggiorno di tipo umanitario e hanno potuto contattare le loro famiglie, migliaia di altri ragazzi sono ora detenuti nei Centri di Identificazione e di Espulsione (CIE) in tutta Italia in attesa di gestire le loro pratiche. Nel frattempo poche notizie trasparono da questi centri, tra l’accesso negato dei CEI ai giornalisti e alle associazioni e l’impossibilità di capire chi è ora detenuto al loro interno, non possiamo quantificare quanti ragazzi e soprattutto chi ha raggiunto l’Italia.

L’iniziativa “Chi ha raggiunto la sponda nord del mare?” nasce dall’idea che Rebah Kraiem, donna tunisina migrante in Italia, ha avuto per cercare di aiutare le madri e le famiglie dei giovani tunisini partiti negli ultimi mesi dalle sponde della Tunisia diretti verso l’Italia. Questa iniziativa che la nostra associazione appoggia si articola in varie fasi tra l’adesione all’azione “LASCIATECI ENTRARE” e la raccolta di informazioni sugli immigrati tunisini arrivati nel 2011 attualmente in detenzione nei CEI.

L’azione “Chi ha raggiunto la sponda nord del mare?” consiste semplicemente nel raccogliere il numero massimo di video e immagini che ritraggono i giovani tunisini arrivati sulle coste italiane negli ultimi mesi. Vogliamo mettere a disposizione delle famiglie il più gran numero di documenti visivi che permetterebbero di identificare i loro figli, vedere che sono lì, da qualche parte in Europa, ma che sono vivi.
La nostra azione non può essere per sua natura esaustiva e non potrebbe dare risposta a tutti ma se riusciamo insieme solo a ridare speranza a qualche madre avremmo raggiunto un grande obiettivo.

Ognuno di noi potrebbe partecipare a questa azione semplicemente fornendo un link a video o immagini che ritraggono giovani tunisini arrivati negli ultimi mesi. Ogni servizio (dei telegiornali), documentario, fotografia o altro materiale presente sul web portebbe essere condiviso in questa pagina e rispondere all’impaziente disperazione di centinaia di famiglie. Inviateci le vostre segnalazioni all’indirizzo pontes@live.it.



  • 11 Marzo 2024
  • 2 minutes
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In questo volume è descritta la storia, iniziata nel 1995, di un gruppo di operatori sociali e sanitari che inconsapevolmente ha dato vita ad una esperienza di sanità pubblica innovativa e particolarmente effi cace per garantire diritti assistenziali ad immigrati e rom. È la storia del Gruppo Immigrazione e Salute (GrIS) del Lazio, unità territoriale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Partendo dal modello laziale, oggi si sono attivati altri 11 GrIS in altrettante realtà regionali. I GrIS sono luoghi partecipati, dove ogni persona o gruppo ha il coraggio di fare un passo indietro per condividere un progetto comune, costruito in base alle proprie possibilità e capacità. In una società sempre più individualista e quasi con l’obbligo dell’apparire, si profila un ambito organizzativo, ma non strutturalmente organizzato, dove il singolo è valorizzato dal gruppo e l’apparire è un vuoto di senso di fronte alla concretezza delle risposte che si riesce a mettere in atto; con tempi e modi sempre nuovi, ma egualmente effi caci. Attori diversi (pubblico, privato sociale, volontariato, associazionismo italiano e straniero, istituzioni) si confrontano, si scontrano anche, ma in un’ottica costruttiva della valorizzazione delle diversità. Il volume è completato da alcune riflessioni teoriche che permettono di collocare l’esperienza di policy network in un più ampio quadro storico e sociale. Acquista il libro su IBS
In rete per la salute degli immigrati. Note a margine di un’inaspettata esperienza
Prezzo Sconto 15% € 5,95 (Prezzo di copertina € 7,00 Risparmio € 1,05) Prezzi in altre valute
Dati 2012, 96 p.
Editore Pendragon (collana Studi e ricerche)
Normalmente disponibile per la spedizione entro 3 settimane
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Descrizione
In questo volume è descritta la storia, iniziata nel 1995, di un gruppo di operatori sociali e sanitari che inconsapevolmente ha dato vita ad una esperienza di sanità pubblica innovativa e particolarmente effi cace per garantire diritti assistenziali ad immigrati e rom. È la storia del Gruppo Immigrazione e Salute (GrIS) del Lazio, unità territoriale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Partendo dal modello laziale, oggi si sono attivati altri 11 GrIS in altrettante realtà regionali. I GrIS sono luoghi partecipati, dove ogni persona o gruppo ha il coraggio di fare un passo indietro per condividere un progetto comune, costruito in base alle proprie possibilità e capacità. In una società sempre più individualista e quasi con l’obbligo dell’apparire, si profi la un ambito organizzativo, ma non strutturalmente organizzato, dove il singolo è valorizzato dal gruppo e l’apparire è un vuoto di senso di fronte alla concretezza delle risposte che si riesce a mettere in atto; con tempi e modi sempre nuovi, ma egualmente effi caci. Attori diversi (pubblico, privato sociale, volontariato, associazionismo italiano e straniero, istituzioni) si confrontano, si scontrano anche, ma in un’ottica costruttiva della valorizzazione delle diversità. Il volume è completato da alcune riflessioni teoriche che permettono di collocare l’esperienza di policy network in un più ampio quadro storico e sociale.

  • 11 Marzo 2024
  • 2 minutes

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