Kohei Yamada viene dal Giappone. Per tre anni ha lavorato come cooperante in Malawi, una delle nazioni più povere dell’Africa. Viveva in un villaggio senza acqua corrente ed elettricità. In Malawi oltre il 14% degli adulti è sieropositivo, e in molti hanno paura di fare un test per l’HIV: la paura di essere abbandonati da parenti e amici è troppo forte.
Così Kohei ha deciso di scrivere una canzone per ridurre lo stigma verso i malati di HIV.
La canzone parla di un ragazzo, positivo al test, che dice alla sua ragazza di lasciarlo per trovare un uomo migliore. Ma lei risponde “non dire così, staremo insieme per sempre”.
La canzone è stata scritta per la prima volta in Chichewa, la lingua del Malawi. Kohei non parla chichewa, non è un musicista nè un cantante, ma con l’aiuto di un musicista del Malawi, convinto che uno straniero che canta in lingua locale avrebbe attirato l’attenzione, ha composto questa canzone dal titolo “Ndimakukonda”, ovvero Ti amo.
Il video della canzone passa continuamente sulla televisione locale. Mostra la coppia che si incontra, si innamora e tutti i passi del test per l’HIV. Durante il video appare Kohei in kimono. In teoria doveva rappresentare un samurai che combatte l’AIDS. Molti malawiani non l’hanno capito: “Mi chiedono sempre se sono un maestro di Kung fu o di Karate, cintura nera o cose del genere. E dico sempre si, sono cintura nera. E mi rispettano sul serio, sapete (ride).”
In Malawi ha ottenuto la nomination per il Grammy locale.
Kohei Yamada ha poi pubblicato la canzone in Giappone, e ha dato vita ad un’associazione per raccogliere fondi da destinare alla lotta all’AIDS.
L’anno scorso ha pubblicato la canzone in swahili e quest’anno in tigrino, con la presentazione in Eritrea. Il suo obiettivo è di replicare il successo del Malawi, diffondendo la cultura della prevenzione con la musica.
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Ad Ancona dal 30 agosto al 7 settembre il Festival Internazionale Adriatico Mediterraneo vede 100 artisti in 9 giorni, dalle 18 alle 24 (3 eventi a sera), protagonisti di 40 spettacoli invadere 14 tra i luoghi più suggestivi della città, porta d’Oriente, capoluogo delle Marche, da poco nominata sede permanente del Segretariato dell’Adriatico.
Dalla Chiesa del Gesù alla Mole Vanvitelliana, dall’Arco di Traiano al Teatro delle Muse, dalla Sinagoga al porto, musica, poesia, arte, cinema e originali appuntamenti in esclusiva per il festival con artisti provenienti dall’area del bacino Adriatico Mediterraneo: dalla Croazia, al Marocco, dalla Spagna ad Israele, disegnano nuovi scenari di integrazione e coesione.
Produzioni ed eventi culturali progettati per il festival, come l’anteprima assoluta del film Alma, che inaugura il 30 agosto alla Mole Vanvitelliana il programma della manifestazione; storia vera di un equipaggio russo abbandonato al suo destino ed adottato dalla gente del porto di Ancona con la regia di Max Volponi.
Il 31 agosto sempre alla Mole Vavitelliana dedicato ai Balcani sarà il concerto di Massimo Zamboni (ex CCCP-CSI), che partecipa anche alla presentazione del film Il tuffo della rondine di Stefano Savona che racconta della città di Mostar e del concerto che lì tennero dieci anni fa i CSI.
Il 1 settembre David Riondino dà voce in un’altra produzione ad hoc per il festival sotto l’egida dell’Associazione Adriatico Mediterraneo e del Teatro Stabile delle Marche: con la lettura teatral-musicale del poema La Rosa di Franco Scataglini (tra le voci più belle del ‘900 di origine anconetana) con musiche originali di Giovanni Seneca.
Tra le esclusive nazionali la notte dedicata alle donne con Il canto di Lilith
che mescola artiste provenienti da Algeria, Marocco, Sudan, Madagascar, Spagna e Italia.
Saranno presenti Nicola Piovani, Rami Fortis, Eugenio Bennato, Massimo Zamboni, David Riondino, Massimo Carlotto e una mostra, “Cartoline dalla Serbia” a cui partecipa Aleksandar Zograf.
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Riportiamo da Misna:
“Promuovere i benefici di praticare i valori e i principi umani del rispetto, della gentilezza, dell’allegria, dell’onestà e della solidarietà”: secondo il vice-presidente Lenin Moreno, è l’obiettivo della ‘Giornata nazionale dell’allegria e della solidarietà’, istituita annualmente per l’ultimo venerdì di Ottobre. In una cerimonia al Palazzo di Carondelet di Quito, sede della presidenza, Moreno, colpito da tetraplegia, ha incoraggiato gli ecuadoriani “a sfruttare i miracoli quotidiani che ci offre la vita, come il sorriso che è il migliore analgesico, rafforza il sistema immunitario e cura anche alcune malattie”; il buon umore, ha aggiunto, “è una parte esenziale dell’essere umano, un fattore per ottenere l’armonia”. L’iniziativa, sancita in un decreto, punta a migliorare le relazioni interpersonali creando occasioni di incontro e interscambio culturali; prevede anche un ‘programma permanente di formazione sui valori umani’ diretto in particolare agli amministratori statali.