(Il Secolo XIX)
Melilla – In concomitanza con la fine del Ramadan, fra la notte di sabato e domenica, centinaia di migranti hanno preso d’assalto la doppia barriera di filo spinato che divide il Marocco da Melilla, l’enclave spagnola in nord Africa. In due diverse ondate, circa 450 persone di origini magrebine e sub-sahariane hanno tentato di scavalcare in massa la recinzione alta sei metri della frontiera, nel tratto che costeggia il Rio de Oro. Il confine terrestre fra Melilla e l’entroterra marocchino, così come quello di Ceuta, è infatti recintato e sorvegliato per impedire l’immigrazione illegale e il contrabbando.
Sabato notte, intorno alle 21, c’è stato il primo assalto: dei circa 300 che hanno tentato il passaggio, 60 sono riusciti a entrare in Spagna. Non si sono registrati feriti e la mattina dopo, domenica all’alba, c’è stato il secondo tentativo di 150 persone.
Era dal 2005 che la frontiera di Melilla non registrava cifre simili, con centinaia di migranti in fuga. Quell’anno, infatti, furono migliaia gli africani che cercarono di entrare in territorio spagnolo e il governo centrale decise quindi di alzare da 3 a 6 metri la doppia recinzione.
Progettate e costruite dalla Spagna, le barriere di Mellilla e Ceuta – 12 km la prima, 8 la seconda – sono costituite da filo spinato. Costate 30 milioni di euro, sono state costruite con fondi della Comunità Europea. Consistono in barriere parallele con posti di vigilanza alternati e camminamenti per il passaggio di veicoli adibiti alla sicurezza. Cavi posti sul terreno connettono una rete di sensori elettronici acustici e visivi. Sono dotate di un’illuminazione ad alta intensità, di un sistema di videocamere di vigilanza a circuito chiuso e strumenti per la visione notturna. Il Marocco si è opposto alla loro costruzione. E non è il solo: in tanti infatti si dichiarano contrari, denunciando che la sua esistenza ha provocato la morte di almeno 4.000 persone, annegate nel tentativo di attraversare lo Stretto di Gibilterra ed entrare illegalmente in Spagna.