È il momento d’oro dell’impresa sociale. Lo scrive so Goods Sarah Stankorb, in un articolo intitolato “Da dove nasce l’impresa sociale?”. Dopo aver ripercorso la nascita di questo tipo di impresa (tra i pionieri cita Bill Drayton, che ha fondato l’impresa sociale non profit Ashoka nel 1980, dopo un viaggio in India), passando attraverso la spinta culturale aggragatasi attorno a The Body Shop, la Stankorb scrive che «negli ultimi dieci anni c’è stato un picco di crescita tra le aziende con tripla bottom line (persone, pianeta e profitti) e BLabs ha certificato 513 imprese sociali nate tra Stati Uniti e Canada, per 2,9 miliardi di dollari di ricavi complessivi».
Bene, questo momento storico è «la tempesta perfetta» per la rapida ascesa dell’impresa sociale, di cui il contributo del web, che ha ridefinito i nostri rapporti sociali, è una tappa fondamentale. Anche i tassi di disoccupazione elevati hanno contribuito a ad aumentare la sensibilità sulle imprese sociali, e molte imprese effettivamente nascono da lavoratori licenziati. Infine, per le imprese for profit e per chi ha liquidità da investire, l’impresa sociale «può essere una scommessa sicura, una tecnica di gestione del rischio, perché le aziende che si occupano di questioni ambientali, del benessere dei propri dipendenti e clienti hanno meno probabilità di soffrire per misure legistlative o class actions».