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Mar 11, 2024

Per anni in Italia il termine “marocchino” è stato sinonimo di straniero o immigrato. Poi è arrivato il termine “extracomunitario”, ma il prototipo del vu cumprà di origine maghrebina resta nel nostro immaginario. Intorno tutto cambia, pur nelle tendenze consolidate: il regno del Marocco continua nel suo cammino di riforme politiche ed economiche, diventando un modello per tutto il mondo arabo; non è risolto il problema dei saharawi; si intensifica l’afflusso di popolazioni nere provenienti dal Sahel e dai paesi limitrofi verso uno Stato tutto sommato aperto e evoluto; permane il problema dei rapporti con l’Europa – con la Spagna in particolare – che ancora una volta si giocano sul tema dell’immigrazione (ricordiamo l’assalto di Ceuta nel 2005). È la crisi economica globale tuttavia a cambiare il contesto: in Marocco giungono africani neri ma pure europei bianchi. In primis spagnoli. viaMarocco, un paese che fa sperare / Notizie / Home – Unimondo.

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Mar 11, 2024

Il 23 giugno gli albanesi sono chiamati alle urne per scegliere il nuovo governo dell’Albania. Un appuntamento importante sia per il percorso europeo che per la stabilità interna del paese. I punti nodali della campagna elettorale dei due maggiori sfidanti, Edi Rama e Sali Berisha. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Il 23 giugno prossimo i cittadini albanesi sono chiamati a scegliere il governo per i prossimi quattro anni. I due principali contendenti sono i politici più in vista del paese, Sali Berisha a capo del Partito democratico (PD) e Edi Rama, leader dei Socialisti (PS). Se l’integrazione europea è l’obiettivo finale di entrambi i contendenti, i piani per arrivarci si differenziano. La campagna elettorale del Partito democratico si è focalizzata sui successi del passato come l’ingresso nella Nato e la liberalizzazione dei visti con l’Unione europea. Berisha sostiene una politica economica che si basa sulla riduzione delle tasse per le attività produttive e il miglioramento delle infrastrutture. Il governo a guida PD si è in effetti focalizzato sulla costruzione di vie di trasporto che si integrassero con quelle regionali, quale importante passo verso l’UE. Inoltre circa metà della popolazione albanese vive ancora in zone rurali dove, anche a causa delle infrastrutture del paese, si è penalizzati in termini di opportunità d’occupazione e imprenditoriali. Da sottolineare comunque come i progetti infrastrutturali continuano ad essere caratterizzati da clientelismo nelle gare d’appalto e da scandali di corruzione. Se i progetti infrastrutturali sono il cuore dei progetti economici di Berisha, Rama sta conducendo una campagna elettorale che si basa su una piattaforma economica del tutto differente. Il leader del Partito socialista collega il futuro economico dell’Albania alle riforme sullo stato di diritto per “europeizzare” il paesaggio istituzionale del paese. Elementi centrali del suo piano sono l’adozione di un sistema fiscale progressivo e una maggiore enfasi sulle politiche di welfare per migliorare la qualità dei servizi destinati ai cittadini albanesi con reddito medio e basso. viaL’economia albanese, sulla via delle elezioni.

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Mar 11, 2024

ISLAMABAD – La moderna autostrada che collega la capitale Islamabad a Peshawar sulla frontiera nord-ovest, può indurre al pensiero che il Pakistan ha cominciato a mettere i suoi problemi alle spalle. Questa highway del “primo mondo” con la sua superficie perfetta, passa a fianco di caselli efficienti, anche se tutto questo non è che un diversivo surreale, lungo un viaggio tragico e apparentemente senza speranza, che ha permesso di vedere questo Paese scivolare sempre più indietro nel tempo.

Del finestrino dell’auto scorrono le file serrate di alte ciminiere in mattoni, che eruttano fumo nero e denso e che sorvola i campi di grano e i terreni agricoli ricchi e bagnati dal fiume Indo e dei suoi affluenti. E quei camini ricordano subito la rivoluzione industriale della Gran Bretagna nel 18° e 19° secolo, che ha fatto conoscere lo sfruttamento di massa del lavoro e la nascita del movimento sindacale. viaDove in ogni mattone c’è il sangue di uno schiavo – Repubblica.it.

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Mar 11, 2024

Marco Geronimi, autore di Smarketing, sarà nelle Marche per una serie di presentazioni del libro. Il 21 giugno sarà a Senigallia; il 23 a Rocca Montevarmine (Carassai -AP), e il 26 ad Ancona al CSV. Presentazione del libro “Smarketing”: Come migliorare la comunicazione di associazioni, movimenti e aziende della decrescita La conversazione con l’autore interessa a imprenditori fai-da-te, imprenditori dell’economia responsabile, cooperazione e impresa sociale, membri di associazioni, attivisti civili e politici, marketer pentiti. Marco Geronimi Stoll sul biglietto da visita si autodefinisce pubblicitario disertore, è fondatore e membro della Rete Smarketing. È consulente e comunicatore di molte associazioni, ONG e di “aziende della decrescita”, cioè di quell’imprenditoria post-crisi e dis-intermediata che “crea valore perché crea valori” basandosi sull’efficienza energetica, l’agricoltura sostenibile, il riciclo delle materie prime, la creatività artistica, il benessere post-consumistico, l’artigianato di qualità (sia quello antico che quello digitale), l’enogastronomia di territorio, le esperienze a costo zero… Alcuni dei temi di conversazione: Dal target allo starget invertiamo il flusso, ci facciamo trovare da chi ci cerca e coltiviamo pochi contatti ma buoni. Saremo tutti comunicatori Addio marketer, tecnico disabilitante; benvenuto consulente, facilitatore di autonomia: i piccoli produttori diventano “dilettanti competenti” È inutile urlare nel rumore Addio spot e inserzioni, preferiamo creare nicchie di quiete e decelerazione per conversazioni gradevoli, reciproche e costruttive. Presentazione del libro Smarketing per chi vorrà approfondire e mettere in pratica questi temi: viaSmarketing nelle Marche – Marche Solidali.

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Mar 11, 2024

Il 9 settembre 2013 Daniel Tarozzi ha intrapreso, in collaborazione con “Il Fatto Quotidiano” (sul quale ha anche un blog), un lungo viaggio in quest’Italia che cambia. Ha scelto di attraversare la nostra penisola con un chiodo fisso in testa: stanare e raccontare quelle esperienze che raramente vediamo in tv e di cui non leggiamo spesso sui giornali. Perché “stanare”? Perché spesso le storie che meriterebbero di essere protagoniste sono quelle di chi in silenzio e con determinazione ha messo in moto le energie e ha cominciato a raddrizzare, rivoluzionare, correggere e rifare, senza eco né megafoni. Non solo l’Italia dell’associazionismo, ma anche l’Italia degli orti collettivi, delle transition town, dei progetti di co-housing… Quell’Italia che vale davvero la pena raccontare. Il viaggio, che si è concluso pochi giorni fa, lo ha portato a incontrare una penisola “sfaccettata, fatta di manager e di giovani “diversamente occupati”, di uomini e donne, di esperienze radicali e di politiche virtuose, di successi, ma anche di sconfitte, difficoltà, preoccupazioni”. Daniel ha fatto questo viaggio in camper, ma non è il solito tour elettorale, statene certi! Accompagnato dal suo pc e dalla telecamera, il suo è stato un “passaggio da nord a sud” attraverso storie, sguardi ed esperienze che saranno raccolte in un documentario, filo rosso una domanda: “Esiste davvero la possibilità di un mondo diverso o devo arrendermi alla decadenza raccontata quotidianamente dai mass media?” Tutto ciò che ha visto e sentito Daniel l’ha raccontato anche in un libro che uscirà a luglio edito da Chiarelettere, ma sarà solo l’ultima in ordine di tempo di una serie di inchieste: da gli OGM in Italia, libro allegato al dvd “Il mondo secondo Monsanto“, ai documentari, tra cui “Primavere a Sarajevo” (con Andrea Boretti e Francesca Giomo), “Oltre Mumbai” (con Stefano Zoja e Silvia Tagliabue), “I sentieri della Memoria” (con Francesca Giomo), “Haiti l’isola spezzata”, “Sambiiga, Altro Fratello” (con Andrea Boretti e Michele Dotti). Senza volerlo viene da canticchiare quella canzone di Francesco De Gregori, con la malinconia e allo stesso tempo la forza dell’ “Italia con le bandiere, l’Italia nuda come sempre / l’Italia con gli occhi aperti nella notte triste, / viva l’Italia, l’Italia che resiste”. E ascoltando Daniel non possiamo non condividere che si tratta di un’Italia “fatta di movimenti, fatta di artigiani, di laureati, di contadini. Un’Italia fatta di giovani e di anziani, di donne e di uomini, di amministrazioni e di gruppi. Di esperienze radicali e di esperienze “integrate”. Di chi cerca di cambiare il mondo e di chi lotta per cambiare se stesso. Di chi ha detto basta al “lavoro” tradizionale, di chi ha detto basta alla politica tradizionale, di chi ha deciso di lasciare la città e di chi ha deciso di entrare in transizione. L’Italia dei “downshifter”, dei decrescenti, dei bioregionalisti, dei comuni virtuosi”. L’Italia cui possiamo appartenere insomma. Che vive con poco e che cambia, senza miracoli sbandierati, ma spesso sottovoce e poco per volta. viaFestival dell’informazione indipendente: quando l’Italia va / Notizie / Home – Unimondo.

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