“Sono occasioni importanti, perché si respira un’aria diversa dal solito, si sperimentano cose nuove. A me piacciono le cose nuove”. Camicia a maniche corte sopra un paio di jeans ben stirati, sciarpetta intorno al collo, occhi celesti, Zabi Siddiq è uno dei tanti ventenni venuti al centro culturale francese di Kabul, accanto al liceo Esteqlal, per assistere al Sound Central, il Central Asia’s Modern Music Festival. “L’idea è uscita fuori tre anni fa circa” spiega il fotogiornalista Trevis Beard, che del Festival è ideatore e organizzatore. “Io e i miei amici ci eravamo stufati di quanto offriva la scena musicale e culturale di Kabul, così nel 2011 abbiamo organizzato il primo grande evento, che è durato un giorno e ospitava 8 gruppi musicali”.
Da allora, il Festival è cresciuto molto: gli sponsor sono aumentati – “i costi si aggirano intorno ai 40.000 dollari”, dice Trevis -, e tra questi c’è l’Agenzia svizzera per la cooperazione e lo sviluppo, l’ambasciata australiana, quella della repubblica ceca, la cooperazione estone, gli olandesi, gli inglesi, i canadesi, oltre a sponsor privati. I giorni sono diventati quattro, fitti di appuntamenti, con concerti di musica rock ed heavy metal, performance di rap, dj set, una mostra fotografica, un’esposizione di quadri, piste per gli skateboard, tele per i graffitari, una selezione di video; “Anche il pubblico cresce”, sottolinea l’organizzatore, membro della rock-band White City, mentre risponde al walkie-talkie e sorseggia un energy-drink.
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