• Mar 11, 2024
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Bruxelles – Lo scorso 1° ottobre è entrato in vigore l’accordo di liberalizzazione degli scambi di prodotti ortofrutticoli e ittici tra il Regno del Marocco e l’Unione Europea, siglato, dopo il parere favorevole (pur con molti voti contrari, provenienti in particolare dagli eurodeputati di Italia, Spagna e Grecia, i paesi più esposti in termini commerciali agli effetti dell’accordo) del Parlamento Europeo dello scorso febbraio.
Secondo l’accordo, i dazi doganali attualmente in vigore sia per i prodotti in entrata che in uscita dai rispettivi mercati verranno gradualmente ridotti per le esportazioni europee, e immediatamente aboliti (rappresentano attualmente il 55% del valore) quelli sulle importazioni dal Marocco, con un duplice effetto: da un lato, rendere le merci africane di facile accesso economico per i paesi europei, e da un lato deprezzare, con ovvi riscontri negativi, i prodotti provenienti dai paesi del Mediterraneo europeo.
Le possibili ripercussioni sulle merci italiane hanno spinto, già da febbraio e anche dieci giorni fa, le associazioni che fanno capo agli agricoltori a critiche severe nei confronti dell’apparato istituzionale europeo. Per Coldiretti, Ciao, Copagri e Confagricoltura, infatti, il dimezzamento dei prezzi delle merci europee (le arance da 35 a 18 centesimi/kg, i limoni da 30 a 15 e le zucchine da 90 a 40) porterà alla fine, progressiva e inesorabile, del mercato ortofrutticolo siciliano, che da sempre trova negli agrumi un punto di riferimento fondamentale, e che già da anni si scontra con la grande produzione del sud della Spagna, zona climaticamente simile alle estreme regioni meridionali italiche.
Per i paesi del centro e nord Europa, nonché per il Marocco stesso, questa liberalizzazione degli scambi rappresenta un nuovo inizio, in un periodo nel quale il risparmio sull’alimentazione e le opportunità di lavoro rappresentano una manna piovuta dal cielo. In un comunicato di alcuni mesi fa, infatti, si legge che per il Parlamento l’accordo «svolgerà un ruolo chiave per lo sviluppo economico e la stabilizzazione del Marocco e creerà nuove opportunità per l’industria agricola europea».
Polemiche congiunte, invece, dai parlamentari europei di Pd e PdL, che accusano la Germania di aver favorito la firma di un accordo che danneggia proprio quei paesi, come Italia e Spagna, da tempo al centro di difficoltà economiche, e che subiranno ulteriori rallentamenti a causa dell’accordo.
In Marocco, tuttavia, la fine dei dazi doganali sulle merci è stata accolta favorevolmente: dopo le grandi manifestazioni di piazza nel corso della Primavera araba, che sebbene in tono minore hanno provocato la morte di diversi manifestanti, e le moderate riforme costituzionali concesse dal re Mohammed VI, noto per le sue posizioni abbastanza democratiche, questa ennesima apertura ai mercati occidentali potrà aiutare lo sviluppo di una economia estremamente debole.
La nazione soffre infatti di criticità economiche che, sebbene in tono minore rispetto agli anni scorsi, impediscono uno sviluppo costante, che possa permettere di attaccare le sacche endemiche di povertà e disoccupazione. Sul lavoro, inoltre, si sono concentrati i dubbi politici sulla sostenibilità dell’accordo: i dati preoccupanti sullo sfruttamento della manodopera minorile, che coinvolge il 2,5% dei minori tra 7 e 15 anni (di cui il 53% nell’agricoltura e nel settore ittico), renderebbe necessario, per i più contrari all’accordo, un protocollo etico per i prodotti esportati dal Marocco in Europa.
A farla da padrone, inoltre, sono le critiche sul riconoscimento delle indicazioni di qualità (Igt e Igp) dei prodotti europei, e italiani nello specifico: con una quantità di prodotti agroalimentari maggiore, infatti, c’è il rischio che le eccellenze come l’Arancia Rossa di Sicilia e il Limone di Siracusa possano venire soppiantati da equivalenti di qualità nettamente inferiore, ma economicamente concorrenziali.
L’Europa è sin dai tempi del protocollo di Barcellona proiettata verso l’aria mediterranea, e l’apertura ai mercati emergenti può creare opportunità da ambo le parti, ma la tutela e la difesa del mercato interno è fondamentale, ma da Bruxelles sembrano poco sensibili in merito.

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(Afrik.com) Le gouvernement marocain rencontre depuis ce lundi les centrales syndicales les plus représentatives à l’occasion d’un nouveau sommet du dialogue social. Les rencontres interviennent dans un contexte économique et sociale délicat. Dans le cadre d’un nouveau rassemblement du dialogue social, le chef du gouvernement marocain, Abdelilah Benkirane, reçoit depuis ce lundi à Rabat les centrales syndicales les plus représentatives du royaume : la Confédération Démocratique du Travail (CDT, opposition), l’Union Générale des Travailleurs du Maroc (UGTM, proche du parti de l’Istiqlal), l’Union Nationale du Travail au Maroc (UNTM, proche du PJD), la Fédération démocratique du travail (FDT, proche de l’USFP) et l’Union marocaine du travail (UMT, opposition). Les syndicats réclament l’augmentation des salaires pour les employés du secteur public, mais aussi des promotions de grade, une réforme des retraites, des aides à la scolarisation des enfants, une taxation des revenus et une amélioration des conditions de travail. Le coût estimé de toutes ces opérations s’élève à 43 milliards de dirhams (3,89 milliards d’euros). La première centrale syndicale à s’être entretenue avec des membres du gouvernement est l’UMT. Son secrétaire général, Miloud Moukharik, a indiqué ce lundi à la presse avoir informé Abdelilah Benkirane des revendications de la classe ouvrière dans tous les secteurs, dont la protection des libertés syndicales qui sont, selon lui, « violées au vu et au su de tout le monde ». « Sans libertés syndicales, l’on ne peut parler de démocratie dans ce pays », a-t-il ajouté. Cette première rencontre, qui vient inaugurer une nouvelle série de rencontres entre le gouvernement et les centrales syndicales, a eu lieu en présence du ministre d’Etat, Abdellah Baha, du ministre de l’Intérieur, Mohand Laenser et du ministre de l’Economie et des Finances, Nizar Baraka. Benkirane s’engage mais attend un retour Le gouvernement s’est dit prêt à dialoguer avec les partenaires sociaux et à mettre en pratique les accords-cadres conclus le 26 avril 2011. Toutefois, il prévient que les discussions ne devront pas tourner qu’autour des revendications. Benkirane invite les syndicats à adhérer aux projets de l’Administration publique. « Il faut d’ abord institutionnaliser le dialogue social à travers l’instauration d’un dialogue sérieux », a estimé Abderrahmane Azzouzi, Secrétaire général de la FDT, rapporte Maghreb Emergent. De son côté, le Secrétaire général de l’UMT, Miloudi Moukharik, attend des décisions concrètes de la part du gouvernement. « Pas de dialogue seulement pour dialoguer ou papoter », a-t-il annoncé. Ce prochain round intervient au moment où plusieurs grèves sont programmées dans les secteurs de l’enseignement, de la santé ou encore des collectivités locales, ainsi que plusieurs manifestations des cadres et diplômés-chômeurs. Depuis l’augmentation du prix des carburants, les tensions n’ont cessé de s’intensifier au Maroc. D’ailleurs, l’annonce avait fait l’effet d’une bombe chez les professionnels du transport. Les rencontres entre le gouvernement et les centrales syndicales se poursuivront tout au long de la semaine.

  • 11 Marzo 2024
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CREDITO E MERCATI. In occasione del Medinit Expo a Casablanca Previsti 9 miliardi di investimenti nel Paese nordafricano Perlato: «Con questa intesa nuovi servizi per le nostre imprese» (Arena.it) Un accordo per sostenere le aziende italiane del settore edile che intendono puntare sul Marocco. Lo ha sottoscritto nei giorni scorsi il Banco Popolare con il principale istituto di credito marocchino, cioè la Banque Centrale Populaire. A Casablanca, infatti, è in corso Medinit Expo, la più importante manifestazione fieristica marocchina dedicata al settore marmo-lapideo, alle costruzioni, alla progettazione e al design, che durerà fino a domani. Grazie a una convenzione siglata la scorsa primavera con la fiera, oltre un’ottantina di clienti italiani del Banco Popolare hanno potuto usufruire di agevolazioni per la gestione degli spazi e l’allestimento degli stand. Ma la vera novità è rappresentata proprio dall’accordo con la Banque centrale populaire, come spiega Fausto Perlato, responsabile della Rete internazionale del Banco Popolare. «Tramite questa convenzione abbiamo voluto fornire ai nostri clienti soluzioni per i pagamenti, che vanno dalla lettera di credito all’emissione o ricezione di garanzie per appalti di medio periodo», sostiene Perlato. «Questo accordo rientra nell’ambito delle attività di supporto all’internazionalizzazione delle imprese del Banco. L’export è uno dei principali sbocchi per le nostre aziende, ma affinché ciò si concretizzi queste operazioni sono fondamentali». Il Marocco per le società di costruzioni italiane è oggi un mercato potenzialmente interessante sotto diversi profili. «La stabilità istituzionale ha permesso al Paese di superare indenne la crisi globale e le più recenti scosse della Primavera araba», spiega Perlato. «Il governo marocchino ha predisposto un piano di sviluppo territoriale da attuarsi nei prossimi anni, che prevede la modernizzazione delle infrastrutture di base, il potenziamento delle zone turistiche ed industriali e il miglioramento dell’edilizia residenziale, per far fronte al sostenuto ritmo di crescita annuo della popolazione». In particolare, nei prossimi dieci anni sono previsti investimenti per oltre 9 miliardi di euro nelle infrastrutture turistiche, soprattutto per la costruzione di complessi alberghieri, parchi tematici e villaggi. All’interno del Piano di investimenti in edilizia e opere pubbliche, inoltre, vi è la realizzazione di nuovi siti manifatturieri (come l’area metropolitana di Casablanca con l’insediamento del parco industriale Ain Johra), di abitazioni per combattere il fenomeno delle bidonville e di 70 impianti logistici in 18 città del Paese entro il 2020. Manuela Trevisani

  • 11 Marzo 2024
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