(La Repubblica)
di Sabrina Ambrogi
Un italiano è stato accoltellato a morte in casa propria nei giorni scorsi nella medina di Hammamet. Si chiama Angelo V. C., cinquant’anni. L’autore del delitto, un ventenne tunisino reo confesso, originario di Gabès e residente a Nabeul, è ora in prigione dopo essere stato arrestato a Ben Arous. Un furto degenerato in tragedia sarebbe all’origine del gesto, secondo quanto dichiarano ufficialmente le autorità tunisine locali. L’omicidio risale al 2 agosto scorso.
Secondo quanto riportato da Tuniscope (quotidiano tunisino on line) l’assassino ha dichiarato che la vittima l’aveva invitato a festeggiare il suo compleanno. Ma, aggiunge, l’italiano l’ha molestato sessualmente. In preda alla rabbia e volendosi difendere, l’avrebbe accoltellato. Racconta poi di essere stato preso dal panico dopo averlo visto in un lago di sangue, e di essere fuggito rubandogli soldi e oggetti. Da notare – continua Tuniscope – che le autorità hanno scoperto che la vittima aveva l’abitudine di ricevere giovani uomini allo scopo di intrattenere rapporti sessuali.”
Alla radio Shems Fm il vicino di casa di Angelo racconta: “Abbiamo sentito un rumore di valigia trascinata, poi verso mezzogiorno un gruppo di amici, arrivati per festeggiare il compleanno di Angelo, non sono riusciti ad entrare. Ci hanno domandato aiuto e il proprietario di casa è venuto ad aprirci la porta. Abbiamo allora scoperto il corpo legato, presentava diversi segni di aggressione”.
La Farnesina non ha dato alcuna informazione circa l’identità completa della vittima indicata solo come “Angelo”, né circa la sua professione, né per quali ragioni si trovasse a Hammamet e perché gli sia stato rilasciato un permesso di soggiorno tunisino, che è la sola circostanza resa nota. La famiglia adottiva di Angelo si trova in queste ore in Tunisia per riportare in patria il corpo del congiunto.
Alcuni quotidiani on line riportano che Angelo fosse un prete, che alcuni oggetti ritrovati a casa dell’assassino lasciano pensare che si tratti del suo amante, e che i due si conoscessero già. La stampa tunisina ha però lasciato aperte tutte le ipotesi (dal traffico di droga, alla rapina degenerata in tragedia, al turismo sessuale).
A quanto dichiara un’amica della vittima, Martine Costa, che ad oggi continua a essere l’unica fonte diretta, l’omicidio sarebbe legato all’omosessualità di Angelo e il suo mestiere era quello di truccatore. Secondo Martine, Angelo sarebbe stato ucciso con dieci coltellate e poi sgozzato. Anche questo dettaglio è ad oggi inverificabile poiché l’ospedale Charles Nicolle di Tunisi dove è stata trasferita la salma per l’autopsia non fornisce informazioni. “Erano le due di notte e deve aver gridato ma nessuno è accorso in suo aiuto”, denuncia su Facebook la donna francese. E poiché è impossibile non essere sentiti nei vicoli strettissimi della medina, questa omissione, sempre secondo Martine, è ascrivibile all’orribile pregiudizio sull’omosessualità esistente in Tunisia. Poi ha raccontato dell’esposizione del cadavere subito dopo, con i bambini che ridevano “perché è morto l’omosessuale”.
Poiché appunto la notizia è frutto della rete, nelle rete si è aperto un acceso dibattito sull’omofobia in Tunisia e nei paesi musulmani in genere, dove l’omosessualità è frequentissima ma viene repressa e negata. Ciò avviene sia nel caso si tratti di una reale identità sessuale, sia nel caso di “pratica” alternativa alle limitazioni alla libertà delle donne, spesso poi costrette – usanza sempre più diffusa – a sottoporsi ad operazioni di ricostruzione plastica dell’imene per arrivare vergini al matrimonio. Modalità relazionali controllate, basate sull’ipocrisia e sulla frustrazione se si considera che i rapporti sessuali per le ragazze avvengono intorno ai 17 anni, mentre l’età del matrimonio è intorno ai 30.
E se il codice penale tunisino all’articolo 230 prevede che la sodomia debba essere punita con tre anni di prigione, il partito islamista Ennahda maggioritario all’assemblea costituente non sembra andare verso un’evoluzione più illuminata della libertà sessuale degli individui. Ecco quindi che nei dibattiti infuocati nella rete si sia aggiunto un carattere fortemente politico all’avvenimento.
L’altra grande questione che si è aperta, oltre all’omofobia dei paesi musulmani per molti versi speculare all’omofobia del nostro paese (“è ora che ci si renda conto che essere omosessuali è un flagello contro natura”. sono i commenti a sfavore più diffusi ), riguarda anche una delle possibili versioni dell’omicidio di Angelo: la drammatica conseguenza del dilagante turismo sessuale di uomini e donne europei, italiani in particolare, verso i paesi del Maghreb. Un fenomeno databile dagli anni ’80, e frequentissimo in Tunisia. Questo squallido costume occidentale ha fatto prosperare una “professione” locale, figlia della miseria, del disagio e della disoccupazione: sono i bezness o dragueur che seducono uomini o donne per poi derubarli o appropriarsi indirettamente dei loro beni.