• Mar 11, 2024
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Dopo quasi 50 anni sembra che per la cooperazione allo sviluppo sia arrivata la crisi di mezza età, una crisi d’identità?. Nel mondo, come in Italia per il Forum Cooperazione, si moltiplicano iniziative più o meno istituzionali per ragionare sul futuro della cooperazione internazionale, tutti guardano alla data fatidica del 2015 quando qualcuno dovrà fare il bilancio alla scadenza degli obiettivi del Millennio. Le Nazioni Unite iniziano a lavorare su Beyond 2015…ovvero come rilanciare la lotta alla povertà, come disegnare un futuro all’aiuto allo sviluppo? Sarà difficile parlare di obiettivi raggiunti anche se in diversi campi i numeri mostrano sensibili miglioramenti. Certo dal 2000 ad oggi lo scenario globale, soprattutto quello economico, è cambiato parecchio. Il peso dei paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina) sul Pil mondiale è passato dall’11% all’attuale il 25%. Questa crescita economica dei BRIC sta rovesciando ogni logica anche nelle sedi istituzionali transnazionali anche se i paesi del nord stentano a prenderne atto.

Pensate solo a cosa rappresenta oggi la Cina per Africa, agli investimenti massicci nel settore privato e nelle infrastrutture. Accanto a dove la cooperazione cerca di sostenere le comunità dei paesi del sud in faticosi percorsi di sviluppo, la Cina costruisce linee elettriche, telefoniche, strade, stadi di calcio e palazzi a vetri in pochi mesi. In cambio porta via materie prime ed energia per la sua vorace economia.

Forse non è solo una crisi d’identità? Forse la cooperazione come molti la concepiscono è ormai fuori dal contesto globale? La novità è che il così detto Nord non più al centro del mondo e che il nostro benessere non è più così scontato. Probabilmente è finito il tempo in cui la solidarietà internazionale era unidirezionale, come fosse un flusso ininterrotto dagli eterni ricchi agli eterni poveri e non la possibilità di uno scambio paritario di relazioni, valori, esperienze, capitali (vedi Unimondo, Solidali in tempo di crisi).

Diversi teorici del settore sostengono che la crisi d’identità della cooperazione allo sviluppo sia causata dalla fine di un generale, onnicomprensivo paradigma della povertà. Oggi non esiste più una narrativa globale della povertà e lo dimostrano le cronache delle economie emergenti che solo pochi anni fa stavano lottando per evitare la morte per fame di milioni di loro cittadini. Oggi sfornano nuove élite e classi medie e stanno sfidando il concetto di ciò che è definibile un paese povero.

Che sia invece la fine di un sistema? Siamo pronti a dismettere i panni dei ricchi e caritatevoli donatori? Siamo pronti a pensare ad altro rispetto al fund raising? Siamo pronti a imparare qualcosa e non impartire solo lezioni? Le ONG sono pronte a mettere in discussione il loro ruolo di intermediari tra donatori e partner locali e uscire dalla logica del progettificio?

Lo dice bene anche Federico Marcon in un post del suo blog del Fatto Quotidiano individuando alcuni punti chiave dell’attuale dibattito sulla cooperazione. C’è un’alternativa, in tempi di crisi dei bilanci statuali, alla consunta promozione del partenariato pubblico-privato? In un futuro (o presente) in cui i donatori finanziano direttamente le organizzazioni del sud, le ONG europee perderanno il loro ruolo o riusciranno a definire alcuni ambiti di intervento specifici in cui specializzarsi? Il Governo italiano dei tecnici che ha affrontato di petto le riforme del lavoro e delle pensioni riuscirà a dare una spallata al sistema della cooperazione?

viaForum Cooperazione 2012: Cooperazione, crisi d’identità o di sistema?.

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Se domani il nuovo presidente egiziano Mohamed Mursi, appena eletto “democraticamente”, giurerà su una Costituzione che non esiste ancora, la Tunisia fa i conti con tutte le contraddizioni che ogni repentino cambio di assetto istituzionale porta con sé. Il paese che ha dato il via alla primavera araba, una stagione di speranza e di violenza che non ha ancora offerto tutti i suoi frutti alcuni potrebbero essere pure molto amari, liberandosi del tiranno Ben Ali – condannato due settimane fa all’ergastolo – non soltanto ripropone l’eterno dilemma tra islamismo “possibile” del partito di governo e islamismo “radicale” dei salafiti, ma deve fare i conti con la crisi economica, con i moti della piazza dove ancora sono calde le braci della rivolta.Così descriveva qualche giorno fa la situazione Patrizia Mancini per Il Manifesto: “La Tunisia di oggi è stremata dalla crisi economica, che ha cause sia endemiche, sia legate alla crisi mondiale. È governata da una «troika» capeggiata dal partito islamico di Ennahda, che non è in grado di gestire la sicurezza dei cittadini né sembra poter rispondere alle richieste dei giovani scesi in piazza durante la rivoluzione. Negli ultimi mesi estremisti salafiti hanno attaccato artisti, giornalisti, intellettuali e insegnanti universitari, ma è probabile che si tratti di una strategia di diversione orchestrata da Ennahda per distogliere l’attenzione dai veri problemi del paese – o per alzare il livello di scontro fra laici e credenti, il vecchio «divide et impera». Così come ben orchestrata appare l’appropriazione da parte governativa della gestione dei media nazionali, a partire dalla televisione El Watania. Il telegiornale serale di questa tv nei primi tempi non risparmiava critiche al governo, con servizi sui sit-in e interviste a personaggi critici nei confronti del governo. Ora, se riferisce di una lotta o di qualsiasi rivendicazione, c’è sempre l’ospite governativo, il portavoce di questo o quel ministero che ripete di «lasciarli lavorare»”. via Tunisia: le tensioni non si placano / Notizie / Home – Unimondo.

  • 11 Marzo 2024
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Milano ospiterà nei giorni 1-2 ottobre il Forum nazionale della Cooperazione, promosso dal Ministro per l’Integrazione e la Cooperazione internazionale Andrea Riccardi . Il Forum, che vede il Comune di Milano in qualità di ospite e di co-organizzatore assieme all’ISPI, sarà l’occasione per un dibattito approfondito per rilanciare, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, la centralità della cooperazione internazionale come elemento qualificante dell’azione dell’Italia in tutte le questioni e le emergenze globali. E’ prevista una folta partecipazione di numerose personalità italiane e internazionali. Al dibattito contribuiranno addetti ai lavori della cooperazione statale, regionale e locale, Confindustria e settore privato, mondo dell’impresa sociale e cooperative, associazioni filantropiche, Ong e società civile, e comunità migranti. Dieci gruppi di lavoro tematici, che già oggi si confrontano su tutti gli aspetti della cooperazione internazionale, daranno vita a idee, proposte e riflessioni che verranno recepite in un documento di sintesi che fungerà da base per il dibattito nelle giornate del Forum. Le due sedute plenarie del Forum, in apertura e chiusura, si svolgeranno al Teatro Strehler. L’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) ospiterà nelle sale di Palazzo Clerici i gruppi di lavoro tematici che daranno vita a raccomandazioni operative di prospettiva da adottare in chiusura del Forum. “Con questo Forum – ha spiegato il ministro Riccardi – vogliamo rimettere in moto un’Italia che da troppi anni ha un atteggiamento di introversione rispetto alle grandi sfide della globalizzazione, della cooperazione e dell’aiuto allo sviluppo. Il Forum di Milano vuole innanzitutto rappresentare una grande battaglia culturale: vogliamo spiegare agli italiani che la cooperazione non è solo un fatto di natura umanitaria, ma una grande opportunità per il nostro Paese. Inoltre,intendiamo mettere per la prima volta dopo tanti anni intorno allo stesso tavolo tutti gli attori della cooperazione: istituzioni pubbliche, enti locali, Ong, mondi dell’economia, della cultura e del sociale. Perché per la cooperazione del futuro servono idee, proposte e capacità di fare sistema. Chi fa cooperazione non è un eroe solitario, ma un costruttore del futuro italiano nell’era della globalizzazione” “Per Milano il Forum è un’occasione unica per riaffermare l’impegno della città sul fronte della cooperazione internazionale. Per la sua tradizione in materia di welfare e di innovazione Milano può e deve essere il cantiere ideale per dar vita, con le Ong e le sue imprese, a un dibattito nazionale sulle nuove forme di cooperazione internazionale che le sfide del mondo globale impongono. Un impegno che acquista ancor più significato in vista di Expo Milano 2015 dedicato a temi strategici, quali la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile, su cui vogliamo lavorare sulla base di una nuova cooperazione paritaria tra Nord e Sud del pianeta”, ha dichiarato il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia. viaNews24: A Milano il Forum nazionale della Cooperazione internazionale.

  • 11 Marzo 2024
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