La ‘primavera araba’, volendo continuare ad interpretarla come fenomeno meteorologico, si presta a differenti valutazioni e previsioni a seconda della collocazione geografica dei Paesi interessati dal recente, sorprendente e inatteso mutamento climatico.
Considerando solamente la sponda mediterranea del continente africano: Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, osserviamo che la nuova stagione si è manifestata esplicitamente in Tunisia, Libia ed Egitto. Mentre, in Marocco ed Algeria, i governi in carica sono riusciti con abilità a gestire le correnti atmosferiche mantenendo, almeno per il momento, un tempo stabile anche in presenza delle perturbazioni esistenti.
L’Egitto, dopo la primavera, in realtà è regredito verso l’inverno. La Libia alterna alta e bassa pressione ed ha intrapreso un’azione di rasserenamento con conseguente stabilizzazione del clima attraverso elezioni municipali già tenute o indette nei principali capoluoghi (Tripoli, Misurata, Bengasi), e avviata l’organizzazione delle prossime elezioni per una assemblea costituente nazionale previste inizialmente per il corrente mese di giugno e, probabilmente, procrastinate ancora di qualche settimana. La Tunisia dimostra di progredire, seppur lentamente, verso un’estate politica dopo l’elezione di un’assemblea costituente che ha dato spazio e composto democraticamente le diverse sensibilità politiche e religiose esistenti, ed il mantenimento della scadenza di nuove elezioni politiche entro il 2012.
Con un approccio alquanto pragmatico sembra opportuno – al momento – volgere l’attenzione verso due Paesi, la Tunisia e la Libia. Considerando il primo – Paese di trasformazione senza proprie risorse energetiche – un alleato per l’Italia stabile e strategico per rendere più efficiente l’azione verso il secondo (la Libia) – Paese di lunga tradizione di rapporti con il nostro Paese, ricco di materie prime energetiche e capace di influenzare il continente africano, il mondo islamico e i produttori di petrolio.
L’Italia, per le ragioni culturali, geografiche, storiche, sociali e mercantili radicate nel passato e per il particolare e a suo modo originale profilo assunto nelle recenti operazioni politiche, diplomatiche e militari, può ambire a svolgere un ruolo creativo e condurre una offensiva di idee, di proposte e di interventi, miranti ad esaltare e realizzare azioni rivolte alla cooperazione e concertazione, piuttosto che di confronto e risarcimento usualmente riassunti nella locuzione cinica ma realistica ed efficace di ‘dividendi della pace’.
Una siffatta offensiva deve contribuire a raggiungere l’obiettivo di stabilizzare l’area del Mediterraneo per consentire l’individuazione, la realizzazione e il progressivo affinamento di strumenti di cooperazione che si trasformino successivamente in partnership tra i sistemi economici. In primis tra Italia, Tunisia e Libia, eppoi dell’insieme dei Paesi dell’Unione europea che si affacciano sullo stesso mare, fino a coinvolgere l’intera realtà politica europea in un quadro di sicurezza e certezza per gli operatori coinvolti, siano essi gruppi economici od organismi di solidarietà o di interlocuzione culturale.
Il tessuto economico italiano si connota per il capillare insediamento di eccellenze tecnologiche e capacità tecno-organizzative di alta flessibilità, tutte riassunte e rappresentate nel modello delle PMI che ben si adatta alle necessità mostrate dai due Paesi nei loro programmi di consolidamento, ricostruzione e rilancio dell’economia imprenditoriale.
Attualmente, dalle informazioni finora raccolte, risulta che i settori di interesse dedicati e prospettati alle PMI sono: la sicurezza interna e esterna; l’intera filiera della sanità; il rilancio del turismo e la relativa sistemazione delle infrastrutture ricettive; l’energia, in particolare, il trattamento delle fonti rinnovabili; le infrastrutture di mobilità nelle diverse modalità: aereo, treno, gomma; la ricostruzione e sistemazione urbanistica; l’agroindustria.
La recente sottoscrizione a Tripoli di un MoU (Memorandum of Understanding) tra Enav e Libyan Civil Aviation Authority, alla presenza del ministro libico dei Trasporti (Yousef El Weheshi) e dell’ambasciatore italiano (Giuseppe Buccino Grimaldi), ed il conseguente immediato avvio dell’attività di formazione per controllori di volo offerta gratuitamente dall’Italia, è stato un primo riuscito e replicabile esempio della efficacia dello strumento della cooperazione internazionale anche nel campo delle tecnologie. Non resta che prendere esempio, sollecitando pure chi, istituzionalmente – ministeri Affari Esteri e Sviluppo Economico – di quest’attività deve farsi, per dovere, promotore. Ma non è sufficiente firmare intenti per la costituzione di gruppi di lavoro!
Mariella Colonna
via La primavera araba può rilanciare l’economia italiana – Affaritaliani.it.