• Mar 11, 2024
  • 2 minutes

Ogni volta che pronuncia la parola Africa, il regista Jarreth Merz sembra illuminarsi e tornare indietro con gli anni quando da bambino correva nelle polverose strada di Accra.

«Per me “A Political Safari” sarà una scommessa che si può vincere. Andremo prima in tutte le regioni del Ghana e mostreremo le immagini delle elezioni del 2008»

“La democrazia nei paesi in via di sviluppo si può diffondere non solo aiutando economicamente le popolazioni locali, ma anche raccontando i loro esempi di successo”. Ogni volta che pronuncia la parola Africa, il regista Jarreth Merz sembra illuminarsi e tornare indietro con gli anni quando da bambino correva nelle polverose strada di Accra.

Nato in Svizzera, ha trascorso gran parte della sua infanzia in Ghana e poi con la sua famiglia è tornato in Europa: “Trasferirsi in Germania e poi in Svizzera fu un autentico choc” racconta ridendo da una soleggiata terrazza di Trastevere. Il regista è in Italia per promuovere il suo “An African Election”, documentario girato nel 2008 durante le combattute elezioni politiche in Ghana.

Il film sarà proiettato il prossimo 28 marzo all’American University di Roma.

 

Come è nata l’idea di “An African Election”?
«Al tempo per me l’Africa era solo un luogo pieno di bei ricordi. Avevo una prospettiva limitata e sentimentale del luogo. Ero alla ricerca di un orizzonte più ampio e oggettivo e quindi ho deciso di seguire e raccontare le elezioni di quella che è una delle poche democrazie africane. Lei ha passato tre mesi in Ghana durante le elezioni. Durante i giorni più caldi ci sono stati scontri e agitazioni».

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La povertà e la vulnerabilità abitativa sono cresciute negli ultimi anni nelle diverse forme possibili, dalla mancanza di riparo dei senzatetto al rischio di perdere la casa che ha colpito anche molte famiglie a reddito medio-basso. Nello stesso tempo le politiche abitative tradizionali, universalizzanti e lineari, non appaiono più in grado di affrontare questi fenomeni. Questo volume contiene i materiali di una ricerca affidata dalla Regione Toscana a un gruppo di lavoro dell’Università di Firenze e della Fondazione Giovanni Michelucci. La ricerca esplora il campo delle pratiche di auto-produzione dell’abitazione in Italia e nel mondo, attraverso una selezione critica di esperienze significative, rivelando la creatività architettonica e sociale dispiegata in una grande varietà di azioni collettive. Il libro contiene inoltre la ricostruzione del disagio abitativo in Toscana e l’indicazione di linee alternative di politiche abitative. La parte finale è dedicata alla ricerca-azione sull’occupazione del Luzzi, il sanatorio dismesso collocato sul confine tra Firenze e Sesto Fiorentino, un caso nel quale si incrociano le contraddizioni e i dilemmi più significativi che ruotano intorno al tema della casa per i nuovi poveri: il problema degli immigrati senza tetto; la difficoltà delle amministrazioni nel gestire problemi di povertà abitativa estrema; il ruolo delle associazioni e delle organizzazioni di mediazione sociale; le difficoltà di una ricerca sociale e urbanistica partecipata. Acquista il libro su IBS
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La povertà e la vulnerabilità abitativa sono cresciute negli ultimi anni nelle diverse forme possibili, dalla mancanza di riparo dei senzatetto al rischio di perdere la casa che ha colpito anche molte famiglie a reddito medio-basso. Nello stesso tempo le politiche abitative tradizionali, universalizzanti e lineari, non appaiono più in grado di affrontare questi fenomeni. Questo volume contiene i materiali di una ricerca affidata dalla Regione Toscana a un gruppo di lavoro dell’Università di Firenze e della Fondazione Giovanni Michelucci. La ricerca esplora il campo delle pratiche di auto-produzione dell’abitazione in Italia e nel mondo, attraverso una selezione critica di esperienze significative, rivelando la creatività architettonica e sociale dispiegata in una grande varietà di azioni collettive. Il libro contiene inoltre la ricostruzione del disagio abitativo in Toscana e l’indicazione di linee alternative di politiche abitative. La parte finale è dedicata alla ricerca-azione sull’occupazione del Luzzi, il sanatorio dismesso collocato sul confine tra Firenze e Sesto Fiorentino, un caso nel quale si incrociano le contraddizioni e i dilemmi più significativi che ruotano intorno al tema della casa per i nuovi poveri: il problema degli immigrati senza tetto; la difficoltà delle amministrazioni nel gestire problemi di povertà abitativa estrema; il ruolo delle associazioni e delle organizzazioni di mediazione sociale; le difficoltà di una ricerca sociale e urbanistica partecipata.

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