• Mar 11, 2024
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La Tanzania è diventata una delle mete preferite da imprese multinazionali e fondi di investimento che vogliano comprare e affittare grandi proprietà fondiarie in Africa. Un fenomeno, quello del land grabbing, che vede sempre più persone espropriate della terra in nome della tendenza speculativa della finanza e del boom degli agrocarburanti. Con un aumento vertiginoso dei prezzi del cibo sul mercato mondiale.
di Elisa Greco
In Tanzania, solo negli ultimi sei anni, circa 40 compagnie straniere hanno affittato o comprato grandi proprietà terriere, dai 2.500 ettari in su. Sulle quali hanno impiantato produzioni di jatropha e canna da zucchero da trasformare in componenti per biodiesel.
Gli espropri di terra nei confronti degli abitanti locali che seguono queste operazioni commerciali, non sono certo una novità nel paese africano, ma piuttosto una conferma della situazione neocoloniale ancora in atto. Che vede oggi imprenditori e politici sostenere a gran voce che i terreni espropriati sono in realtà zone inutilizzate. Stereotipo, questo, tipico della Tanzania e di altri paesi africani, duro a morire e strumentale all’accaparramento di terre da parte di realtà straniere.

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