• Mar 11, 2024
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Segnaliamo un’intervista di Cristiano Sanna a Roberto Staglianò sul tema dell’immigrazione.

Il 7,5% della popolazione, capace di generare il 10% del Pil italiano. Con un gettito fiscale di 5.8 miliardi di euro, che lo Stato prende dalle loro tasche per restituire, in termini di servizi e assistenza, appena 700 milioni l’anno. Numeri, cifre, denaro che entra ed esce dal portafoglio. Per spiegare, con questi e molti altri dati, perché l’Italia di oggi non può fare a meno degli immigrati, e dovrebbe smettere di trattarli tendenzialmente come criminali (vedi l’impostazione della legge Bossi-Fini) per considerarli una risorsa a cui non si può rinunciare. E’ uscito quasi un anno fa Grazie (ed. Chiarelettere), di Riccardo Staglianò, giornalista di La Repubblica, ma il tema che tratta e come lo tratta sono di attualità così stretta e urgente da spingerci a soffermarci volentieri sulle pagine di un libro che è un’inchiesta condotta sull’intero territorio italiano. Per raccontare 24 storie che si svolgono in 24 ore, la giornata lavorativa di un Paese che nega una parte determinante di se stesso nel momento in cui a quella parte si rivolge, per molti versi, disperatamente.
Riccardo, seppure con notevole sforzo si può capire quale mentalità e soprattutto quale strumentalizzazione politica abbiano portato alla legge Bossi-Fini. Ma anche la sinistra ha grandi colpe. Che ne pensa?
“Che subordinare al contratto di lavoro la regolarità dell’immigrato, con logica punitiva, è assurdo. Anche perché penalizza coloro che perdono, incolpevolmente, il contratto regolare. E’ giusto che chi viene nel nostro Paese sia aiutato a diventarne cittadino a tutti gli effetti, e che se ne prenda la responsabilità. Ma allora cominciamo a favorire l’emersione dal lavoro nero, autentica piaga italiana, a proteggerli dai soprusi di chi sa di poterli trattare come vuole, perché sarà difficile che scendano in strada a protestare. Una legge più avveduta dovrebbe intervenire su questo fronte prima di tutto. Poi bisogna smettere di colpire soprattutto certe categorie di immigrati, da cui sono escluse regolarmente le badanti dell’Est che si occupano dei nostri anziani e malati. Altri immigrati lo sanno, vedi i cinesi che hanno beneficiato di vantaggi e protezioni precedentemente appannaggio delle badanti, per l’appunto. Esistono i furbi a tutte le latitudini, ma comincio dai furbi italiani che reclutano i cinesi per altri lavori ma poi li fanno figurare come assistenti geriatrici per avere agevolazioni di vario tipo”.
Resta da capire perché la sinistra non riesca a comunicare l’importanza fondamentale dei lavoratori immigrati, senza i quali il Paese sarebbe perduto e non riuscirebbe ad ammortizzare gli effetti della crisi generale.
“Della falsa emergenza calvalcata dalla destra abbiamo detto. Quanto alla sinistra, anche su questo versante dimostra quanto sia lontana dalla vita reale, dai problemi quotidiani della gente. Ecco perché nel mio libro racconto storie, ricostruisco fatti e cito molti numeri, i numeri dell’economia. Sto alla larga da facili buonismi e dal dibattito politico, è una specie di terza via, un ragionamento con il portafoglio in mano, per aiutare chi legge il libro a capire quanto ci convenga tenere gli immigrati, regolarizzati in modo che paghino le tasse, farli lavorare in Italia”.
Il libro racconta un’Italia che lavora vista molto dal basso, spesso lontanissima dai diritti fondamentali della persona. Nei panni dei sikh che salvano letteralmente la produzione della mozzarella di bufala, degli autotrasportatori dell’Est alle prese con viaggi da incubo, dei nordafricani che coprono più della metà degli addetti della maggiore flotta da pesca italiana, fino ai panettieri pachistani e ai facchini del punjab. Se questi vengono a rubarci il lavoro, perché italiani più o meno giovani non fanno quei mestieri?
“E’ una delle questioni affrontate nel libro. Dove, ad esempio, cito l’esempio di un benzinaio romano che aveva a disposizione un posto fisso pagato circa 1500 euro al mese, ma non trovava italiani a cui dare lavoro, e meno che mai era corrisposto dai suoi clienti, che da un lato brontolavano perché la loro macchina veniva lavata da un negro (in questo caso del Bangladesh) dall’altro si guardavano bene da mandare i loro figli a fare quel lavoro. Questo è confermato dal Rapporto sulle economie generali, stilato dalla Banca d’Italia, che dimostra dati alla mano come gli immigrati coprano la base della piramide professionale. Quindi non rubano niente a nessuno, anzi, permettono agli italiani di dedicarsi a lavori meno duri e più appaganti”.
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Il Portale del lavoro dignitoso è un’iniziativa promossa e realizzata dall’Ufficio ILO per l’Italia e S. Marino. L’Agenda del lavoro dignitoso, lanciata dall’ILO nel 1999, pone al centro le aspirazioni delle persone riguardo la propria vita lavorativa che si concretizzano attraverso la possibilità di conseguire un lavoro produttivo e giustamente remunerato, una sicurezza sul luogo di lavoro estesa ad ogni forma di protezione sociale, migliori prospettive di realizzazione personale e di integrazione sociale e la libertà di esprimere le proprie rivendicazioni organizzandosi e partecipando alle decisioni che riguardano il proprio futuro. Il lavoro dignitoso si esprime attraverso i suoi quattro obiettivi strategici: promozione dell’occupazione; protezione sociale; dialogo sociale e tripartitismo; principi e diritti fondamentali nel lavoro. Questi obiettivi sono inseparabili, interconnessi e il mancato raggiungimento di uno di essi pregiudicherà la realizzazione degli altri. La parità di genere e la non discriminazione vanno considerati come tematiche di fondo per il conseguimento degli obiettivi. Con l’adozione della Dichiarazione dell’ILO sulla giustizia sociale per una globalizzazione giusta nel 2008, il concetto di lavoro dignitoso è stato istituzionalizzato. Questo solenne documento costituisce il più importante atto di evoluzione dell’ILO dai tempi della Dichiarazione di Filadelfia confermando sempre di più la validità della visione e del mandato dell’Organizzazione nell’era della globalizzazione. La nuova Dichiarazione costituisce un punto di riferimento fondamentale per la promozione di una globalizzazione giusta fondata sul lavoro dignitoso ed anche uno strumento prezioso per accelerare il processo di realizzazione dell’Agenda del lavoro dignitoso a livello nazionale. “Lavorando insieme a tutti coloro che condividono le aspirazioni espresse nella Dichiarazione, potremo creare un’effettiva convergenza tra le politiche nazionali e internazionali che conduca ad una globalizzazione giusta e ad un maggiore accesso al lavoro dignitoso per tutte le donne e gli uomini nel mondo. Tutti noi possiamo unire i nostri sforzi affinché ciò divenga realtà e lavorare per un maggiore rispetto della dignità umana e per la prosperità globale, al fine di rispondere ai bisogni e alle speranze delle persone, delle famiglie e delle comunità del mondo intero.” Juan Somavia , Direttore Generale dell’ILO

Perché un Portale italiano del lavoro dignitoso?

Partendo da questo invito del Direttore Generale dell’ILO e stimolati dal sempre crescente riconoscimento da parte della comunità internazionale, l’obiettivo del portale è promuovere e diffondere una maggiore conoscenza dell’Agenda del lavoro dignitoso che richiederà sempre di più un approccio partecipativo. Grazie al BLOG del portale, le organizzazioni non governative (ONG), associazioni, fondazioni e università ed ogni altra entità sociale e culturale che opera in Italia ma anche nei Paesi in Via di Sviluppo, potranno esprimere il loro punto di vista e condividere le loro esperienze. In questo percorso, assumerà un’importanza cruciale la collaborazione costante dei costituenti dell’ILO, in quanto principali interlocutori e protagonisti dell’azione dell’Organizzazione sia a livello internazionale che nazionale. Il rafforzamento del dialogo con e tra i costituenti dell’ILO darà vita alla piattaforma del FORUM, un sistema di comunicazione immediato e di facile accesso che vuole garantire ai costituenti italiani un confronto tripartito a tutto campo attraverso lo scambio continuo, rapido e diretto di informazioni, opinioni ed esperienze. http://www.lavorodignitoso.org
  • 11 Marzo 2024
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Per la Giornata Mondiale per il lavoro dignitoso, nel corso di un evento internazionale organizzato dalla Friedrich Ebert Stiftung (FES) e l’organizzazione giovanile della Confederazione tedesca dei sindacati  (DGB Jugend) di Berlino, più di 70 giovani sindacalisti di tutto il mondo stanno discutendo su come promuovere un lavoro dignitoso per i giovani, ora che la crisi economica e finanziaria sta crescendo nella sua seconda ondata. La situazione per i giovani lavoratori sta peggiorando. I lavori non sono più una garanzia per il sostentamento delle generazioni future. Il lavoro precario è diventata una realtà per un gran numero di giovani lavoratori, che non permette loro di vivere con dignità. Nuove forme di sfruttamento sono la realtà quotidiana dei giovani lavoratori, che in ultima analisi, non hanno nient’altro che esperienze di lavoro part-time, telelavoro, lavoro interinale, ecc. Più di 150 milioni di giovani dei paesi in via di sviluppo sono considerati come lavoratori poveri. Dal momento che la crisi economica e finanziaria è iniziata, i tassi di disoccupazione globali sono aumentati di oltre 20 milioni di persone. I giovani sono stati tra i primi a sperimentare gli effetti della crisi. Di solito sono i primi ad essere licenziati dalle imprese, in quanto sono i lavoratori con meno anzianità. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, oltre 80 milioni di giovani sono disoccupati. “Milioni di giovani sono senza lavoro e molti altri sono intrappolati in  lavori breve termine, a bassa retribuzione, o nell’economia informale. Un’intera generazione di giovani è lasciata indietro, e le conseguenze per la società saranno durissime. I governi devono agire con urgenza per ottenere la creazione di posti di lavoro, mantenendo lo stimolo economico necessario piuttosto che dalla diminuzione della spesa pubblica “, ha detto il segretario generale della CIS Sharan Burrow. Durante la riunione di due giorni’, i giovani sindacalisti stanno esplorando come mobilitare e dare voce al loro interesse per le questioni globali come l’occupazione giovanile, lo sviluppo sostenibile, il commercio e il rinnovamento dei sindacati. I giovani rappresentanti sindacali a Berlino stanno spingendo i governi a prendere tutte le misure necessarie per migliorare l’accesso dei giovani al lavoro dignitoso e all”istruzione di qualità e alla formazione. Fonte: ITUC

  • 11 Marzo 2024
  • 3 minutes

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