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Una mostra sulla “Storia e identità del popolo albanese” al IV° Festival “Adriatico Mediterraneo” di Ancona, quale contributo alle celebrazioni del centenario della nascita di Madre Teresa di Calcutta, sempre molto fiera ed orgogliosa della sua ‘albanesità’, anche se nata a Skopje (nella attuale Macedonia) il 26.08.1910 e da genitori provenienti da Pristina (attuale Kosovo),  proprio negli anni più decisivi per la conquista dell’indipendenza nazionale dell’attuale Albania – dopo oltre quattro secoli di dominio turco – e proclamata appena due anni dopo, il 28.11.1912.
La mostra nasce come esito dei numerosi incontri favoriti dalla ventennale attività dell’ANOLF Marche, associazione multietnica per l’integrazione degli immigrati promossa dalla CISL. Nasce dalla curiosità per un approfondimento della storia della più consistente realtà di immigrati presenti nel territorio regionale e dal proposito di favorire l’interesse per l’identità dell’altro, quale principale condizione per l’integrazione e la proficua convivenza.
Si tratta infatti della prima esposizione di una mostra storica e didattica, che si propone di diventare itinerante, rivolgendosi in primo luogo alle scuole, agli altri centri della regione, a tutti quei soggetti e numerose associazioni di volontariato che lavorano con gli immigrati, allo scopo di rimuovere i diffusi pregiudizi e luoghi comuni, che condizionano non poco i reciproci rapporti; per promuovere una conoscenza più veritiera, più vicina alla realtà, più interessante e più costruttiva per tutti.
L’incontro di presentazione di martedì 31.08.2010 alle ore 16,00, presso la Sala Didattica della Mole di Ancona, vedrà la partecipazione dell’autore della mostra Claudio Omiccioli, del Professor Robert Prendushi consulente storico, dell’Assessore all’Immigrazione ed alla Cooperazione della Regione Marche Luca Marconi, dell’Assessore alla Cultura del Comune di Ancona Andrea Nobili, del Responsabile del Progetto ISCOS in Albania Carlo Colli, dell’Ambasciatore albanese in Italia Llesh Kola e del Presidente Nazionale dell’ISCOS CISL Renzo Bellini. Seguiranno visite guidate alla mostra.
31 agosto 2010
ANOLF Marche
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Gli ultimi dati del governo indicano che il numero di persone direttamente colpite dall’alluvione sono 17,2 milioni, su un’area che si estende dal confine cinese fino alla foce del fiume Indo. Il bilancio delle vittime è salito leggermente a 1.542, con 2.327 feriti accertati. Un totale di 1,2 milioni di case sono state danneggiati o distrutti (tutte le cifre provengono dalle autorità provinciali e nazionali di gestione dell’emergenza).

Altre città e villaggi nel distretto di Qamber Shahdadkot nel Sindh sono stati inondati il 24 agosto. Le immagini satellitari del 23 agosto hanno mostrato le acque alluvionali crescente avanzare entro 1,3 km dalla città di Shahdadkot, che continua ad essere sotto diretta minaccia di inondazioni. Un gran numero di persone sono ancora bloccate dalle acque nei distretti di Jaffarabad e Nasirabad nel Balochistan, dove le operazioni di soccorso sono in corso. Le autorità di Jaffarabad hanno annunciato che il bilancio delle vittime nel distretto è salito a 50.

L’onda di piena continua a passare attraverso lo sbarramento di Kotri nel sud del Sindh, e diverse zone di bassa altitudine dei distretti di Hyderabad, Jamshoro, Dadu e Thatta hanno segnalato di essere sotto l’acqua. Esodi su larga scala hanno avuto luogo da queste zone verso posti più sicuri, fra cui Karachi. Il Dipartimento Meteorologico ha riferito il 25 agosto che il livello delle acque a Kotri resterebbe “eccezionalmente elevato” per le prossime 24 ore, con ulteriori inondazioni previste nelle aree circostanti. Con una stima di 800.000 persone in Sindh ora nei campi di soccorso e in insediamenti spontanei, le autorità provinciali hanno chiesto sostegno all’UNHCR attivando il coordinamento e la gestione dei campi. Continua la lettura sul sito di ISCOS

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segnaliamo da Fortress Europe La foto è di Ainara Makalilo. Su Rebelion potete vedere gli altri suoi scatti e leggere la preziosa analisi di Alma Allende, in spagnolo. L’ha scattata martedì nella piazza della kasbah di Tunisi, dove da ormai cinque giorni, ventiquattr’ore su ventiquattro, i giovani delle regioni più povere del paese presidiano la sede del governo per chiedere le dimissioni degli uomini vicini al regime del deposto di Ben Ali, supportati da scioperi e manifestazioni in tutto il paese. Nella foto si vede un manifesto appeso al muro della sede del primo ministro, su cui c’è scritto in italiano: “No voi andare Italia in barca“. È un messaggio per la nostra ipocrita Europa, che ama riempirsi la bocca di retorica sui diritti umani, ma che per 23 anni ha appoggiato uno stato di polizia che ha represso ogni forma di libertà in questo paese, in nome della lotta al terrorismo. I ragazzi oggi in piazza sono gli stessi che fino all’anno scorso prendevano il largo per Lampedusa. Ed è lo stesso il loro coraggio. Quello di chi rischia la vita in mare o sfida i fucili dei cecchini del regime nelle proteste di piazza con uno stesso rivoluzionario obiettivo: cambiare il proprio destino. Un concetto che evidentemente sfugge a un reazionario come il vicesindaco di Milano, che nelle rivolte del sud del Mediterraneo legge soltanto il pericolo di un’invasione di ladri e accattoni. […] Continua a leggere su Fortress Europe

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